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A nostro avviso, l’assenza di verbali di gara e di qualsiasi dato relativo alle procedure del ciclo di vita dei contratti pubblici è una violazione abbastanza evidente della legge sulla trasparenza. La coincidenza tra il nostro articolo e un “dominio inesistente”

CASERTA Può mai succedere che il sito di un ente pubblico di rilevanza nazionale faccia scomparire dal suo interno il portale delle gare d’appalto, finanziate per centinaia di milioni di euro?

Sì, può succedere se si parla della Campania, una terra che ormai vive le leggi in maniera fantasiosa. E sì, se si parla della Zona Economica Speciale, la cosiddetta ZES, guidata da un uomo di lunga esperienza qual è sicuramente il presidente dell’ASI di Napoli Giosy Romano, nominato dal governo, leggiamo dal sito della ZES, del 27 ottobre 2021, su proposta del Ministro per il Sud e la coesione territoriale Mara Carfagna, d’intesa con il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca.

Ora, noi non vogliamo sempre attaccarci la spilletta dei primi della classe e simili, ma è davvero difficile ritenerla una semplice coincidenza temporale la cancellazione del sito, divenuto “dominio inesistente” (CLICCA E PROVA PER CREDERE), dedicato al portale gare della Zes Campania e il nostro articolo

(CLICCA E LEGGI) sull’appalto da 17 milioni di euro, finanziati, come sempre, da quella gallina dalle uova d’oro che è diventato il PNRR, relativamente a lavori per la creazione di infrastrutture necessarie alla mobilità delle merci, oltre che alla sistemazione dei piazzali e strade di accesso nella zona industriale tra Marcianise e Maddaloni.

Di questa procedura scrivemmo perché notammo tra i candidati a questa maxi commessa anche Raffaele Pezzella, imprenditore di Casal di Principe, ritenuto dalla DDA di Napoli uomo vicino al clan dei Casalesi, corruttore e sostanzialmente finanziatore della camorra. Non continueremo l’excursus storico, ma cercando “Raffaele Pezzella CasertaCe” su Google potrete riprendere le puntate precedenti.

A vincere la gara però fu la la Società Cooperativa Clei, sede a Napoli, ma guidata dalla famiglia D’Alterio, originaria di Quarto.

La Clei nasce da una costola della Teknosud e questa impresa, così come la famiglia d’Alterio, è citata nell’ordinanza sul clan Polverino, riportata in passaggio in un articolo datato 2016 e pubblicato da Il Mattino.

Per i pm, Salvatore D’Alterio, socio con il padre Francesco ed i fratelli Carlo, Paolo e Davide della Teknosud, avrebbe fornito “in posizione di asseverimento e sottomissione” informazioni al boss del clan Polverino Salvatore Liccardi, detto Pataniello, su alcuni lavori da compiere nella città di Quarto, “agevolando così il compito di Pataniello di esattore di tangenti ai danni dei costruttori del paese“.

Chiaramente, restiamo a disposizione di Salvatore D’Alterio e della governance Clei qualora vogliano partecipare attivamente a questo approfondimento, integrando o rettificando quanto avete letto.

Ma tornando alla Zes, sarebbe stato interessante per un giornale come il nostro che, con una certa solitudine, ha costruito la sua missione anche nel racconto del modo in cui il denaro pubblico viene usato e gli eventuali interessi economici dietro ad appalti e affidamenti, continuare ad analizzare queste carte, questi documenti, ma l’istituzione guidata da Giosy Romano è diventata improvvisamente timida, diciamo così, eliminando direttamente il sito dove vengono pubblicate gare d’appalto e verbali delle procedure.

A nostro avviso, questa operazione comporta un’evidente violazione della legge sulla Trasparenza e del decreto relativo agli appalti pubblici.

Al riguardo, l’Anac ha già chiarito la questione della pubblicazione dei verbali di gara sulla Banca Dati dell’Autorità oppure sul sito degli enti:“Sussiste l’obbligo di pubblicare i verbali delle commissioni di gara sul sito istituzionale dell’Amministrazione. La pubblicazione, come previsto nell’allegato 9 al PNA 2022, non è tempestiva, ma solo successiva alla pubblicazione degli avvisi relativi agli esiti delle procedure. Essa deve avvenire nel rispetto dei limiti posti dall’art. 53 (“segreti tecnici e commerciali”) e dall’art. 162 (“contratti secretati”) del D.Lgs. 50/2016 e da quelli posti in via generale dal d.lgs. 196/2003 e ss.mm.ii. in materia di dati personali”.

Evidentemente, alla Zes di Giosy Romano qualcosa deve essere successo, temporalmente dopo il nostro articolo e non conseguente, forse, ma è inquietante che un’istituzione di tale livello abbia nascosto gare d’appalto, verbali e tutto ciò che può rendere informata la cittadinanza su come vengano gestiti centinaia di milioni di euro.

A questo punto, ci pare inevitabile l’intervento che il responsabile governativo della Zes, ovvero il ministro per il Sud Raffaele Fitto, che, sempre a nostro avviso, dovrebbe giusto fare una domanda a Romano, ovvero: “Giosy, ma che fai?“.

 

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