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Pignoramento del conto per autonomi e dipendenti: la Cassazione spesso ha deciso di tutelare un minimo vitale anche per i lavoratori autonomi. Scopriamo i dettagli sul funzionamento del pignoramento del conto corrente per i lavoratori autonomi e per i dipendenti. (scopri le ultime notizie su mutui e prestiti. Leggi su Telegram tutte le news sulla finanza personale. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

Indice

Pignoramento del conto per autonomi e dipendenti: quali sono le differenze?

Come spiegato dall’Agenzia delle Entrate, il pignoramento presso terzi riguarda i crediti che il debitore ha altre persone. Anche questi, durante un pignoramento, possono essere sottoposti a procedimento esecutivo.

In pratica, se ci sono persone che devono somme di denaro al debitore insolvente, queste saranno pignorate per soddisfare il creditore.

Il debitore insolvente non può assolutamente occultarle né spenderle prima che vengano pignorate.

Scopri la pagina dedicata alla gestione dei debiti e a metodi per evitare il pignoramento.

Alcuni di questi crediti presso terzi possono essere:

Il pignoramento presso terzi viene messo in atto con una notifica al debitore principale e a quello secondario, detto terzo pignorato. Il terzo pignorato, dopo la notifica del procedimento esecutivo, non dovrà versare più le somme al secondo pignorato, ma al creditore di quest’ultimo.

Se il pignoramento riguarda stipendi, salario, o qualsiasi altra indennità derivante da rapporto di lavoro o di impiego, ci sono dei limiti che l’Agenzia delle Entrate deve rispettare a seconda che si tratti di:

  • lavoratore dipendente;
  • lavoratore autonomo;
  • pensionato.

Dal 22 giugno 2022 sono state apportate delle modifiche al pignoramento presso terzi.

Nel pignoramento presso terzi, il creditore dovrà adempiere a nuovi obblighi telematici.

Per esempio, entro la data dell’udienza di comparizione, il creditore deve notificare al debitore e al terzo l’avviso di avvenuta iscrizione a ruolo. Quindi, dovrà depositare online l’avviso notificato. Se queste due azioni non verranno compiute, il pignoramento risulterà inefficace.

Se il pignoramento viene eseguito nei confronti di più terzi, l’inefficacia avrà valore solo nei confronti dei terzi che non hanno ricevuto la notifica.

La notifica potrà naturalmente essere effettuata ai sensi della L. 53/94 ove gli indirizzi PEC del debitore e del terzo siano presenti nei pubblici elenchi così come disposto dall’art. 3 bis della citata normativa.

Se invece la notifica viene eseguita tramite raccomandata, bisognerà consegnare all’ufficiale giudiziario sia l’originale che le copie dell’avviso, come stabilisce l’articolo 543 comma 5 c.p.c.

Infine, si dovrà comunque procedere all’invio telematico allegando una nota di deposito, la scansione della notifica e l’attestazione di conformità.

Ecco i limiti di pignorabilità degli stipendi dal 2022 in poi:

  • dello stipendio non si possono pignorare i crediti alimentari e quei crediti che hanno come oggetto sussidi di grazia o sostentamento o dovuti per altre cause (maternità, malattie o funerali);
  • dello stipendio si può pignorare un quinto: quando si tratta di debiti di lavoro o di tributi provinciali e comunali omessi; un terzo: quando si tratta di debiti alimentari previsti per legge.

È previsto infatti che il pignoramento debba assicurare quello che viene definito minimo vitale per condurre una vita dignitosa.

Il pignoramento del conto corrente alle Partite Iva. Il primo bene di un libero professionista con partita Iva, è il conto corrente, non essendoci stipendi e retribuzioni pignorabili.

Secondo le norme vigenti non ci sono limitazioni al prelievo. Naturalmente anche l’auto del professionista con partita Iva può essere pignorata. Ma solo se non è un bene strumentale, ovvero se non è utilizzata per lavoro (per esempio un agente di commercio).

Esiste un minimo vitale non pignorabile per le partite Iva?

Secondo la Corte di Cassazione, non solo dipendenti e pensionati hanno diritto ad avere un minimo vitale non pignorabile, ma anche il libero professionista e imprenditore hanno diritto al limite di impignorabilità per le proprie esigenze vitali.

Lo ha affermato la Corte di Cassazione nella sentenza n. 795 del 13.01.2022.

Il conto corrente dei liberi professionisti dovrebbe avere, secondi supremi giudici, un limite di impignorabilità per garantire la sopravvivenza del debitore.

La quota di conto corrente che non può essere né pignorata né sequestrata, è pari al triplo dell’assegno sociale. Attualmente, l’importo dell’assegno sociale è pari a 460,42 euro, per cui il minimo impignorabile è di 1.381,26 euro.

Se su un conto c’è una somma inferiore ad essa non si può procedere al procedimento esecutivo.

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Pignoramento del conto per autonomi e dipendenti: quali sono i tipi di pignoramento applicabili?

 Esiste il pignoramento immobiliare che può essere avviato soltanto in caso di presenza di case o terreni intestati al debitore, individuati tramite indagine approfondita dell’Agenzia delle Entrate.

Il pignoramento derivante da debiti fiscali (quindi con l’Agenzia delle Entrate) non potrà mai riguardare la prima casa. La legge, infatti, garantisce la tutela della prima casa che è definito un bene impignorabile.

Poi c’è il pignoramento del conto corrente. L’Agenzia delle Entrate può intimare alla banca del debitore insolvente, di non permettergli di prelevare denaro dal conto.

Se sul conto non ci sono soldi, il pignoramento avviene lo stesso e se dovessero arrivare degli accrediti verrebbero bloccati.

Poi c’è pignoramento mobiliare, ovvero l’espropriazione forzata dei beni mobiliari del debitore. Tutto è spiegato nei minimi dettagli in questo articolo.

Ecco gli oggetti non pignorabili:

  • gli oggetti sacri e di culto;
  • la fede nuziale;
  • la biancheria, armadi, tavoli, sedie, frigo e tutti gli elettrodomestici necessari;
  • oggetti commestibili;
  • armi;
  • le decorazioni al valore, lettere, registri e scritti di famiglia;
  • gli animali da compagnia.

Non possono essere pignorati gli oggetti strumentali al lavoro o al mestiere compiuto dal debitore e che servono alla sua sussistenza.

Infine anche l’auto può essere pignorata.

Scopri la pagina dedicata alla gestione dei debiti e a metodi per evitare il pignoramento.

Pignoramento conto: regole autonomi, dipendenti e pensionati
Pignoramento conto: in foto un ragazzo disperato con le mani sul volto.

Pignoramento del conto per autonomi e dipendenti: c’è un minimo vitale non pignorabile?

Sì la normativa protegge sempre un minimo vitale che non può essere pignorato.

La quota cambia di anno in anno, a seconda anche dell’inflazione; qual è il minimo vitale non pignorabile sulle pensioni per il 2023?

La normativa vigente prevede che, per il pignoramento delle pensioni, il limite sia il doppio della misura massima mensile prevista dall’assegno sociale, il quale è stato quantificato dal decreto Aiuti bis in 468,28 euro per 13 mensilità.

Questo significa che nel 2023 le pensioni saranno pignorabili solo per gli importi che superano i 936,56 euro mensili.

Qual è il minimo vitale per gli stipendi, invece? Non esiste un minimo vitale, ma c’è una regola ben precisa da seguire, un salvagente: il limite attuale per uno stipendio accreditato sul conto corrente, prevede che il pignoramento possa intaccare solo le somme che eccedono i 1.404,84 euro (ossia l’assegno sociale moltiplicato per tre).

Se invece il pignoramento dello stipendio avviene con notifica al datore di lavoro del debitore, costui, per legge, sarà obbligato a trattenere 1/5 dello stipendio e versarlo direttamente al creditore finché il debito non sarà saldato. Il quinto si calcola sul netto della retribuzione.

Abbiamo visto il pignoramento del conto per autonomi e dipendenti.

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