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Risalente la sua morte all’ottobre 2011, a 62 anni, dopo una malattia forse anche conseguenza dell’inchiesta, dell’eco mediatica, dell’esser catalogato come un furfante senza significative possibilità di replicare, la giustizia italiana aveva già ordinato al ragionier Aldino Quartieri, lodigiano, un risarcimento di 71 milioni di euro nell’ambito dell’infinito iter della Bpl, ovvero la Banca popolare di Lodi il cui amministratore delegato Gianpiero Fiorani, 64 anni, aveva truccato i conti per scalare Antonveneta.
Ma non sono soltanto la distanza temporale — quasi 13 anni dal decesso di Quartieri— oppure la gigantesca somma richiesta nella sentenza della Corte d’Appello di Milano. La (forse) definitiva partita si sta giocando in Cassazione, col ricorso del figlio del ragioniere, Andrea, 51 anni, che nonostante sia stato riconosciuto dalla Corte quale erede con beneficio di inventario, formula che esclude di pagare i debiti del genitore, s’è visto al contrario pignorare l’abitazione, un immobile peraltro modesto anziché una villa da riviera di Montecarlo poiché parliamo di 200 mila euro. Pignoramento con cui lo Stato intende rivalersi per quei «mancanti» 71 milioni.

Le ispezioni

Nel leggere la voluminosa sequenza delle carte giudiziarie, e fra queste l’ultimo robusto ricorso firmato dal legale Lorenza Cauzzi, avvocata di Andrea Quartieri, emerge qua e là il sospetto — beninteso un’impressione dall’esterno, nel pieno rispetto dei magistrati che hanno operato — di una sorta di, si può dire?, accanimento nei confronti del ragioniere.
Del resto l’impianto centrale dell’accusa, avallata dalla Corte che moltissimo si era appoggiata sui risultati della consulenza tecnica, addirittura costata 420 mila euro, tantissimo denaro per approfondimenti del genere, colloca le responsabilità di Aldino Quartieri nel ruolo di sindaco della stessa Bpl. Ma osserviamo la cronologia: il 20 giugno 2005 la Banca d’Italia aveva compiuto un’ispezione nella Popolare di Lodi terminandola l’11 maggio dell’anno successivo.

Accuse cadute

Ebbene il 30 aprile 2005 Quartieri, che da professionista operava per plurimi clienti, a chiamata, era diventato sindaco della Bpl: ma dagli atti risulta che le varie denunce, comprese quelle ai magistrati, erano cadute prima della nomina del ragioniere in seno alla Banca popolare di Lodi rendendo pertanto retorica la domanda su come egli possa aver partecipato alla ideazione/commissione dei reati, visto che non c’era. Scrive l’avvocata Cauzzi: «L’affermazione finale della sentenza sulla responsabilità di Quartieri e sul nesso eziologico tra i danni (mai prima accertati e mai provati neppure in appello), e la posizione di Quartieri confermano erroneità e violazioni di legge».

Già definito «il ragioniere di Fiorani», e comunque condannato prima della morte a pagare oltre 2 milioni di euro anche per vicende connesse alle attività immobiliari dell’ex amministratore delegato, Quartieri era stato assolto in primo grado dall’accusa di falso in bilancio. Per quale motivo? Il solito prima raccontato: non ricopriva ruoli interni alla Bpi. Senonché era intervenuta la Corte d’Appello ribaltando il verdetto e introducendo il risarcimento dei 71 milioni di euro al cui posto, stante il decesso, è scattato il pignoramento della casa del figlio.

Nell’elenco delle operazioni relative alla scalata Antonveneta, figurano episodi (come i «finanziamenti a 35 soggetti» e quelli «concessi a Garlsson Real Estate») anacronistici rispetto all’incarico del ragioniere che, ricordiamolo, ci portano come esordio al 30 aprile 2005. In ordine sparso, ecco riunioni del 14 e 22 dicembre 2004, del 19 e 26 gennaio 2005, del 2 aprile 2005… E ancora, ecco l’erogazione di un finanziamento da parte della Bipielle Suisse Bank a seguito di una fideiussione deliberata dal Comitato esecutivo della Banca popolare di Lodi il 17 febbraio 2005. L’alterazione degli utili della Bpl sotto la gestione di Fiorani riguardava i bilanci dal 2002 al 2004, quando Quartieri non era una figura dell’istituto di credito. 

In generale, riepiloga l’avvocata, «l’operazione Antonveneta è stata ideata, elaborata, approvata e attuata in date anteriori» all’ormai noto 30 aprile 2005, e in aggiunta per un periodo breve cessando il ruolo di sindaco della Bpl il seguente 30 settembre. Ulteriore fronte dolente, sempre per la difesa, è rappresentato da quell’assai onerosa consulenza tecnica, i 420 mila euro liquidati dalla Corte, poiché sono emerse assenze di un contradditorio — mancate informazioni dei risultati raggiunti rese al medesimo legale — e nella documentazione. Abbiamo terminato? Macché: il giudice dell’esecuzione a Lodi del pignoramento ha ritenuto la non sussistenza della condizione di erede con beneficio d’inventario. Pertanto, paghi lui per suo papà.

 

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