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Matteo Salvini ha lanciato l’idea di un condono edilizio che possa mettere in regola “milioni di italiani”, portando anche guadagni ai Comuni. Fratelli d’Italia ha minimizzato (“se formalizzeranno qualcosa lo si leggerà”), mentre Forza Italia ha sottolineato: “Sì a una sanatoria, ma nessun condono”.

Matteo Salvini ha proposto un condono edilizio per sanare “centinaia di migliaia di pratiche”. L’idea, annunciata pochi giorni fa, sarebbe quella di una sanatoria sulle piccole infrazioni per permettere allo Stato e ai Comuni di fare cassa. Il ministro delle Infrastrutture lo ha specificato oggi al congresso nazionale degli ingegneri: “I Comuni vanno a introitare quello che permetterà loro di avere bilanci più sereni, e milioni di italiani potranno tornare in regola”.

Si parlerebbe, appunto di “piccole irregolarità” sulle quali è meglio avere “un atteggiamento concreto e pragmatico”. Ad esempio “grondaie, finestre, antibagno o verande” che non hanno rispettato il progetto originale di costruzione, o che sono state fatte senza permesso. Per Salvini “gli uffici tecnici sono intasati da milioni di domande di messa in regola, i Comuni sono oberati, non riescono a dare risposta positiva o negativa”. Il discorso non si applicherebbe invece alle “case nel greto del fiume e la villa in spiaggia, per quello la soluzione è la demolizione e la ruspa”.

La proposta ha attirato le critiche del Pd e le reazioni degli alleati del centrodestra: non è arrivato un ‘no’, ma le repliche hanno comunque cercato di spegnere gli entusiasmi. Come per il Ponte sullo Stretto e il saldo e stralcio per le cartelle entro i 30mila euro, anche sul condono edilizio la maggioranza ha risposo in modo tiepido alle iniziative del leader leghista. Una delle conseguenze di questa freddezza è che la sanatoria potrebbe arrivare non tramite un intervento del governo, ma con un disegno di legge parlamentare.

Da Fratelli d’Italia, il capogruppo alla Camera Tommaso Foti ha sottolineato che “Salvini ha parlato di interventi di difformità minimali sotto il profilo edilizio”, una proposta che potrebbe avere l’ok del partito di Giorgia Meloni. Per qualunque intervento più ‘importante’ invece non ci sono garanzie: “Se formalizzeranno qualcosa poi lo si leggerà“.

Per Forza Italia, Antonio Tajani non ha chiuso, anche se ha voluto rimarcare che non ci sarà “nessun condono”. Si potrebbe approfittare, però, di un disegno di legge già presentato da FI “per la rigenerazione urbana con una visione strategica di medio e lungo periodo”. Si tratta di una proposta che prevede, ad esempio, degli incentivi per chi riqualifica vecchi edifici ormai in disuso. Al suo interno si potrebbe “trovare un sistema per sanare piccole infrazioni. Ma nulla di più“, ha concluso Tajani.

Il più critico è stato Maurizio Lupi, leader di Noi moderati, il quarto partito della coalizione. Al Corriere della Sera, Lupi ha detto: “Dobbiamo ancora vedere la proposta di Salvini, anche perché lo stesso Salvini ha detto che non si tratta di un condono, ma della possibilità di sanare piccole irregolarità. In ogni caso se fossi stato in Salvini non avrei proposto una soluzione con la parola ‘condono’. Mi pare che le priorità siano la semplificazione, la sburocratizzazione e i tempi certi per i titoli edilizi”.

Se l’idea è di fare cassa, poi, Lupi ha ricordato che “la regolarizzazione delle piccole pratiche non porta grandi cifre in termini di gettito”. Poi ha bacchettato il leader del Carroccio: “Sbagliamo a lanciare segnali su temi che non sono priorità. Se dobbiamo sanare le piccole difformità è un interesse condiviso da tutti, non se dobbiamo condonare una stanza in più. Il condono è sempre una grande sconfitta dello Stato e dell’amministrazione pubblica”.



 

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