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L’esempio di Intesa Sanpaolo

Una volta capito come funziona il sistema della cessione dei crediti d’imposta, vediamo con un esempio concreto che cosa sono gli “extraprofitti” di cui ha parlato Meloni e che cosa c’entra il Superbonus.

Nel 2023 i conti delle banche italiane hanno registrato variazioni positive molto alte, che nel dibattito politico e giornalistico sono state ribattezzate “extraprofitti”. Per esempio, l’anno scorso l’utile di Intesa Sanpaolo – ossia i ricavi al netto dei costi e delle imposte – è cresciuto del 76 per cento rispetto al 2022. Per verificare se Meloni ha ragione oppure no, cerchiamo di capire quali fattori hanno causato questo aumento dell’utile.

Nel bilancio del 2023 si legge che tra la seconda metà del 2020 e la fine del 2023, Intesa Sanpaolo ha acquistato crediti d’imposta per un valore pari a 27,1 miliardi di euro. A questi vanno aggiunti altri 4,4 miliardi in contratti sottoscritti, ossia finalizzati ma non ancora eseguiti, e 5,7 miliardi in fase di acquisizione. In totale, alla fine dello scorso anno il giro d’affari della banca nell’acquisto di crediti d’imposta valeva poco più di 37 miliardi, accumulati in circa tre anni e mezzo. Analizzando anche i bilanci del 2021 e del 2022, risulta che nel 2023 il valore dei crediti fiscali acquisiti da Intesa sia stato pari a 11 miliardi. Dato che nel 2023 l’utile della banca è stato pari a 7 miliardi, sembra che l’acquisto dei crediti abbia avuto un peso notevole sul risultato economico della banca.

Se Intesa Sanpaolo ha acquistato crediti per 11 miliardi di euro, non significa però che questo abbia contribuito al suo utile per 11 miliardi di euro: va considerato che il guadagno della banca deriva dalla differenza tra il valore del credito e il prezzo pagato per acquistarlo. Assumendo un tasso di sconto medio del 20 per cento, ossia che Intesa Sanpaolo ha pagato in media i crediti l’80 per cento del loro valore, significa che la banca è riuscita a “guadagnare” 2,2 miliardi dalle cessioni del credito nel 2023.

Come abbiamo visto, però, questi crediti non si incassano tutti in una volta sola, ma vanno spalmati su più anni. Assumendo una scadenza media di cinque anni (ma ci sono crediti che maturano anche in dieci), il contributo della cessione del credito sul bilancio scenderebbe a 440 milioni l’anno. Vanno poi considerati i costi legati alla cessione (per esempio quelli amministrativi, legali e del personale), che riducono ancora il margine della banca sulla cessione del credito. A spanne, assumiamo che la cessione del credito abbia contribuito per 400 milioni all’utile di Intesa Sanpaolo nel 2023. Questa cifra corrisponde al 5 per cento dell’utile registrato nel 2023 e al 12 per cento circa dell’incremento dell’utile registrato tra il 2022 e il 2023. È una cifra significativa, ma non tale da essere considerata il principale fattore di crescita dell’utile.

 

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