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La nuova sfida per il Sud a caccia di investimenti inizia, formalmente, domani, venerdì 1 marzo. È da domani infatti che escono definitivamente di scena i Commissari straordinari di governo delle otto Zes, istituite a partire dal 2017, ed entra in gioco la Struttura di missione di Palazzo Chigi prevista dal Decreto Sud o Legge Fitto, come ormai la si identifica. Sarà quest’ultima, coordinata da Antonio Caponetto, il nuovo punto di riferimento per le imprese che vogliono ampliare linee e siti produttivi già esistenti o realizzarne di nuovi utilizzando le opportunità della norma, dall’autorizzazione unica digitale (la cui estensione a tutti i Comuni del Sud è stata affidata dal ministro Fitto a Unioncamere) al credito d’imposta.

Su quest’ultimo versante, però, non mancano dubbi: «A oggi non è stato ancora approvato lo schema di richiesta che, secondo quanto stabilito, ha dei tempi strettissimi. Secondo le norme attuali, infatti, bisognerebbe, entro il 15 novembre, completare gli investimenti. Ma siamo già a fine febbraio ed è impossibile completare un’opera, che sia un capannone o una fabbrica, in soli nove mesi», dice ad esempio Antonio Visconti, presidente Asi di Salerno e numero uno di Ficei, la Federazione italiana dei consorzi enti industrializzazione.

Nella legge di Bilancio 2024 la misura è stata rifinanziata fino a 1,8 miliardi con l’obiettivo, è spiegato, di «incentivare le imprese dell’area meridionale a investire in beni strumentali, innovare e modernizzare la produzione, impiegare risorse nella formazione, nella ricerca e nello sviluppo tecnologico». Mancano però i decreti attuativi che in questa fase di passaggio dalla gestione commissariale a quella centralizzata a Roma potrebbero far nascere qualche perplessità atteso che la spesa delle risorse, come detto, deve avvenire entro fine anno.

Ma la domanda inevitabile, considerata la delicatissima fase di trasferimento di tutti gli incartamenti delle otto Zone economiche speciali, è un’altra: si riuscirà a evitare il pericoloso rallentamento delle procedure già avviate? Su questo punto il ministro Fitto è sempre stato chiaro: nessun progetto si perderà e quelli già avviati in ogni area Zes verranno portati a termine. Le imprese attendono però la conferma ufficiale attraverso la pubblicazione del Decreto Legge relativo al “nuovo” Pnrr appena approvato dal governo che disciplinerà anche questo punto. Nel testo, a quanto pare, avrebbe già trovato spazio una norma che di fatto sospenderebbe per almeno un mese i termini autorizzativi. In altre parole, verrebbero congelate le chiusure dei provvedimenti non ancora conclusi per lautorizzazione unica.
La misura sembra in sostanza rispondere alla necessità di garantire una partenza non subito affannosa alla Struttura di missione presso la quale, ovviamente, si sono già accumulate dall’inizio dell’anno le pratiche inoltrate dalle imprese.
La piena operatività della Struttura, di sicuro, garantirebbe la necessaria continuità dell’attività dei commissari che soprattutto nell’ultimo periodo hanno dimostrato la credibilità in sé dello strumento Zes, sia pure con livelli di intensità molto diversi tra di loro (irraggiungibile la Campania che chiude l’esperienza commissariale con ben 133 autorizzazioni uniche). A questa esigenza si collega anche il tema dei lavori infrastrutturali in corso nella ormai ex aree Zes con i soldi del Pnrr, circa 630 milioni già assegnati. «Non vorremmo che subissero battute d’arresto. Alcuni addirittura vedono le Asi coinvolte nella gestione del cantiere con la nomina dei Rup», dice ancora Visconti. 

La nuova architettura della Zes unica dipenderà però anche dal Piano strategico triennale (fino al 2026) che, secondo l’impostazione del ministro e del governo, dovrà indicare la cornice di riferimento dei potenziali investimenti. Lo ha confermato lo stesso Fitto nei giorni scorsi insediando a Roma la Cabina di regia della Zes unica con i rappresentanti dei ministeri, delle 8 Regioni del Mezzogiorno interessate, (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna) dell’Upi e dell’Anci. Il nuovo organismo, ha detto, si ispirerà «ad una visione di respiro europeo che consentirà di massimizzare l’impatto competitivo dell’intero Mezzogiorno nello scenario internazionale, con il riconoscimento di eguali chance di sviluppo a tutti i territori dell’Italia meridionale e a tutte le imprese già insediate nel Sud, o che in esso volessero insediarsi».

In base a quanto stabilito dal Decreto Sud, alla Cabina di regia sono infatti affidati i compiti di indirizzo, coordinamento, vigilanza e monitoraggio della Zona economica speciale unica del Mezzogiorno. 

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