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Roma, 26 ottobre 2023 – La Lega punta decisamente a tornare a Quota 103 al posto di Quota 104 per andare in pensione nel 2024. Ma nel mirino del partito di Matteo Salvini (e anche, in parte, di Forza Italia contraria alle nuove disposizioni sugli affitti brevi) ci sono anche le nuove regole per i pignoramenti più rapidi delle somme dovute al fisco con l’accesso diretto dell’Agenzia della Riscossione ai saldi dei conti correnti. E così, alla fine di una giornata di grandi tensioni, vissuta tra Roma e Bruxelles, e dentro lo stesso Carroccio (tra Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti), sia Palazzo Chigi sia il ministero dell’Economia devono tentare di innestare la marcia indietro per superare i veti della Lega sui capitoli previdenza e fisco.

Il vicepremier Matteo Salvini, 50 anni, e Giancarlo Giorgetti, 56 anni (Economia)

Dunque, da un lato si fa sapere che le bozze della legge di Bilancio in circolazione non sono valide e, dall’altro, si specifica che la manovra “si limita a prevedere la possibilità di utilizzo di strumenti informatici per efficientare strumenti già esistenti” usati “per il recupero d’importi” di “cartelle esattoriali per le quali il contribuente non ha presentato ricorso e non ha ottenuto una sospensione giudiziale”. E, ancora più drastica, è la stessa premier: “Non se ne parla, questa norma non passa”.

Dopo giorni di scontri e tensioni sottotraccia, dunque, il leader della Lega ha deciso di bloccare il via libera alla legge di Bilancio approvata più di una settimana fa. A far traboccare il vaso la norma per facilitare il recupero dei debiti fiscali attraverso i pignoramenti mirati dei conti correnti che implica di fatto un accesso ai depositi di cittadini e imprese. Ma la contrarietà leghista è totale innanzitutto sul fronte delle pensioni. A Salvini non è andato per niente giù di essere considerato il coautore di una legge più dura di quella firmata da Elsa Fornero. Da qui la reazione a raffica andata avanti per tutta la giornata.

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Nel pomeriggio il vicesegretario leghista Andrea Crippa e in serata lo stesso Salvini avvisano senza tanti fronzoli che “l’obiettivo è il superamento della legge Fornero, poi ci si arriva per step, ma uno step bisogna farlo e quindi già in questa legge di Bilancio bisogna che il centrodestra faccia vedere che sulle pensioni si interviene nella direzione che ha detto in campagna elettorale”. Non solo. “Lo Stato – insistono – non deve mettere le mani nei conti correnti. Nessuna incursione può esserci. Andare a fare i prelievi forzosi nei conti correnti non è nei nostri valori e nei nostri principi. Parliamo di pace fiscale per trovare le coperture che mancano”.

Nelle stesse ore anche da Forza Italia, con Antonio Tajani, si levano voci che promettono battaglia sugli aumenti della cedolare secca per gli affitti brevi, mentre Giorgio Mulè sottolinea che “Forza Italia è storicamente contro l’aumento della pressione fiscale” e dunque “una volta letta la manovra nella sua versione definitiva, occorrerà eventualmente intervenire” sulla misura sul pignoramento”.

A quel punto, per spegnere l’incendio, si mettono in moto i pompieri. Da un lato Giorgetti (“Un amico, fa un mestiere difficile, ma ha la nostra fiducia”, insiste Salvini, anche per smentire le voci di dissapori) fa uscire la nota per togliere valore alle bozze in circolazione. Dall’altro, la stessa Meloni puntualizza la norma su Fisco e conti correnti. Il braccio di ferro, però, non è finito. Alla Lega non bastano le correzioni annunciate sulle pensioni per i giovani e sulla speranza di vita. Il segnale lo vogliono sul ritorno a Quota 103, sia pure con qualche penalizzazione sugli importi. Analogamente, non può bastare la correzione che impedirebbe al Fisco di pignorare solo per gli importi sopra i 1.000 euro.

Nelle ultime ipotesi sfuma anche il rischio di un intervento sul turn over nella pubblica amministrazione. Arriva un tetto di 50mila euro per i titoli di Stato che si potranno escludere dal calcolo dell’Isee e cambia ancora il tax credit per il cinema con una stretta che porta addirittura fino all’esclusione dall’agevolazione per le imprese non indipendenti o non europee.

Tacciono da Fratelli d’Italia anche in nome della Realpolitik . “Cosa dovremmo dire noi di come è finita sugli extraprofitti delle banche?”, dice un parlamentare meloniano facendo capire che quello finora trovato è comunque un punto di compromesso che sarebbe complesso scardinare.

 

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