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L’Iscro era stata introdotta come risposta alla pandemia

L’Iscro (acronimo per indicare l‘Indennità straordinaria di continuità reddituale operativa) è una sorta di cassa integrazione per i lavoratori autonomi (professionisti e piccole partite Iva) che si ritrovano senza lavoro. Introdotta in via sperimentale per gli anni 2021-2023 ìin risposta alla pandemia da Covid, l’Iscro viene erogata dall’Inps una sola volta per una durata massima di sei mesi. L’assegno varia dai 200 agli 800 euro, con una soglia di reddito per beneficiarne che è stata finora fissata a 8.145 euro. Ora, però, la norma dovrebbe diventare strutturale, anche se i criteri di accesso cambieranno, alcuni diventeranno più rigidi, altri meno. Vediamo lo stato dell’arte e come la norma cambierà entrando nella prossima legge di Bilancio.

La guida: Partita Iva, quando è necessario aprirla e come fareLuigi Teodonio

I requisiti attuali e come cambieranno

L’indennità è riconosciuta a tutti i lavoratori autonomi iscritti alla Gestione separata. Ma per accedere al beneficio non si deve essere titolari di trattamento pensionistico diretto e non essere assicurati presso altre forme previdenziali obbligatorie alla data di presentazione della domanda ed essere in regola con la contribuzione obbligatoria.
Inoltre, ci sono altri paletti, che dal prossimo anno cambieranno. Eccoli:
* Come è oggi: attualmente, non si deve essere beneficiari di Reddito di Cittadinanza per tutto il periodo di fruizione della indennità (pena la decadenza). Come cambierà: la relazione illustrativa della nuova Manovra ha cambiato questa regola: dal prossimo anno, infatti, «per accedere al contributo il richiedente non deve essere beneficiario dell’assegno di inclusione».
* Com’è oggi: per accedere al beneficio si deve avere prodotto un reddito di lavoro autonomo, nell’anno precedente alla presentazione della domanda, inferiore al 50% della media dei redditi da lavoro autonomo conseguiti nei tre anni anteriori all’anno precedente alla presentazione della domanda (per esempio: se la domanda di indennità Iscro è presentata nel 2023, il reddito da lavoro autonomo da considerare è quello risultante dalla dichiarazione dei redditi del 2022, che deve essere inferiore al 50% della media dei redditi da lavoro autonomo degli anni 2097, 2020 e 2021). Come cambierà: dall’anno prossimo il richiedente «deve aver subito una diminuzione del reddito di lavoro del 70% rispetto ai due anni precedenti».
* Com’è oggi: oggi per accedere all’Iscro il reddito non deve essere superiore a 8.145 euro. Come cambiera: dal prossimo anno, il richiedente non deve aver dichiarato un reddito superiore a 12.000 euro. Dunque, si allarga un po’ la platea dei beneficiari.

Leggi anche: Fisco, arriva il concordato preventivo per gli autonomi: tasse bloccate per due anni (senza accertamenti)

Quanto spetta

Anche con la modifica prevista dalla Manovra, resta invariato rispetto all’attuale normativa l’ammontare dell’indennità, che non può in ogni caso superare il limite di 815,20 euro mensili e non può essere inferiore a 254,75 euro. Qualora la misura della prestazione risulti di importo inferiore o superiore a quest due sogli, l’indennità viene erogata comunque nel limite o nel massimo previsti. Da un punto di vista fiscale, se oggi l’indennizzo è escluso dalla formazione del reddito (sul quale si pagano le tasse), dal prossimo anno invece concorrerà al calcolo del montante.
Entrando più nel dettaglio e seguendo le spiegazioni dell’Inps, l’Iscro è pari al 25%, su base semestrale, dell’ultimo reddito da lavoro autonomo certificato dall’Agenzia delle Entrate e già trasmesso da quest’ultima all’Istituto alla data di presentazione della domanda. Un esempio: a fronte di un ultimo reddito annuo certificato pari a 6.000 euro, lo stesso verrà diviso per due (6.000 euro / 2 = 3.000 euro) e successivamente moltiplicato per il 25% (3.000 euro x 25% = 750 euro), determinando così l’importo mensile della prestazione Iscro pari appunto a 750 euro.

Esclusione dal beneficio

Come detto, si è esclusi dall’Iscro quando si è titolari di trattamento pensionistico diretto o si è iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie. Fino alla fine del 2023, si è esclusi anche se si percepisce il Reddito di Cittadinanza e che dal prossimo anno sarà il Redito di Inclusione. Inoltre, se nell’arco dei sei mesi in cui si riceve il beneficio si dovesse chiudere la partita Iva, il pagamento verrebbe interrotto e lo Stato procederebbe a recuperare le mensilità eventualmente erogate dopo la chiusura.

Come sarà finanziata l’Iscro

Come previsto nel testo della Manovra, a partire dal primo gennaio 2024 i redditi da lavoro autonomo verranno tassati dello 0,35%. Secondo la relazione tecnica, nel 2024 dovrebbero chiedere l’indennità circa 4.500 lavoratori autonomi.

 

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