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Soltanto il 12 luglio, cioè una settimana fa, sette giorni dopo l’informativa del 5 luglio in Parlamento del ministro del Turismo Daniela Santanchè, gli ufficiali giudiziari Unep della Corte d’Appello di Milano hanno fatto partire a un indirizzo milanese della senatrice, a mezzo di raccomandata postale, la notifica della richiesta (formulata il 31 marzo all’Ufficio dei Giudici delle indagini preliminari dalla Procura di Milano) di prorogare dopo i primi sei mesi l’indagine per l’ipotesi di falso nei bilanci 2016-2020 di Visibilia editore. Notifica che l’Ufficio Gip solo il 23 giugno aveva affidato all’Unep-Ufficio notificazioni, esecuzioni e protesti. E che dalla spedizione postale del 5 luglio ancora non è stata ricevuta da Santanchè, visto che la «cartolina» relata di notifica non risulta ancora tornata agli uffici giudiziari.

Non che il crono «giallo» della notifica abbia una particolare importanza a fronte invece dei temi di sostanza, sui quali il Senato voterà mercoledì 26 luglio la mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni. Ma la ricostruzione della catena di disguidi e ritardi verificatisi, peraltro del tutto in linea con quello che molto spesso capita agli indagati non famosi, permette comunque di capire perché il ministro possa continuare a ripararsi dietro il tormentone, un po’ finzione e un po’ verità, per il quale «affermo sul mio onore che non sono stata raggiunta da alcun avviso di garanzia».

Un po’ è finzione: perché Santanchè è consapevole di essere indagata da quando a novembre 2022, tra gli atti della richiesta della Procura al Tribunale fallimentare di staccare la spina e mettere in liquidazione quattro società del gruppo Visibilia indebitate per lo più con il Fisco, aveva letto (esattamente come chi perciò ricavò e diede la notizia del suo essere indagata) una annotazione del 30 settembre 2022 della Guardia di Finanza che già additava «la sussistenza del reato di false comunicazioni sociali» nella Visibilia editore spa di cui era stata presidente fino a pochi mesi prima; inoltre il 2 marzo 2023 la Gdf aveva poi eseguito perquisizioni in Visibilia srl, anch’esse ben poco enigmatiche sull’oggetto dell’inchiesta.

Un po’ è verità, invece: perché «la linea di Maginot» di Santanchè, quella cioè di ripetere di non aver notizia formale di indagini, è puntellata da una curiosa serie di incastri giudiziari. Sinora si era ricostruito che Santanchè era stata iscritta nel registro degli indagati il 5 ottobre 2022; che in vista dello scadere dei primi sei mesi il 31 marzo la pm Maria Giuseppina Gravina e il procuratore aggiunto Laura Pedio (subentrata a Roberto Fontana eletto al Csm) avevano chiesto all’Ufficio Gip la proroga delle indagini; ma che tra Ufficio Gip e Ufficiali giudiziari qualcosa doveva poi essere andato storto.

Ora si può aggiungere che storta è andata almeno una cosa in tutti e tre gli ultimi passaggi. La prima è che l’Ufficio Gip solo il 23 giugno ha consegnato all’Unep per la notifica la proroga chiesta dalla Procura il 31 marzo.

La seconda è che l’Unep, a sua volta, l’ha messa in lavorazione solo il 12 luglio, per un disguido nato dalle ferie dell’ufficiale giudiziario al quale era stata assegnata, senza alcuna accelerazione nemmeno dopo che il 5 luglio il mancato avviso di garanzia era stato il polemico fulcro dell’informativa del ministro in Senato. La terza è che il 12 luglio l’Unep per la notifica ha scelto una raccomandata postale all’indirizzo milanese di Santanchè. La consegna, a giudicare dalla mancata «cartolina» di ritorno, dopo 7 giorni non deve essere ancora stata perfezionata: o perché la raccomandata non è arrivata, o perché il postino non è sinora riuscito a consegnarla a mano alla senatrice o a un custode.

 

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