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È una “tempesta perfetta”. Così è stato definito da Giuseppe Spadafora, vicepresidente di Unimpresa, il momento di difficile congiuntura economica che stiamo attraversando.

“Tagliati i prestiti  alle imprese, mutui fermi e sofferenze in crescita. Ma è un conto che  stanno pagando i cittadini e le imprese, perché le banche, proprio  grazie all’aumento dei tassi, macinano utili come mai. Quest’anno i  loro profitti potrebbero superare quota 40 miliardi, secondo le stime  più recenti. Di fatto – continua Spadafora . Le banche sono le uniche a beneficiare della  scellerata politica monetaria della Banca centrale europea: si  arricchiscono le industrie bancarie, i loro manager, ma l’economia  reale soffre e non ha mezzi finanziari per sostenere un periodo che si prospetta difficile”.

Secondo il rapporto mensile  sul credito realizzato dal Centro studi di Unimpresa,  la clientela bancaria fatica a onorare le scadenza con le rate dei  prestiti tant’è che le sofferenze nette sono cresciute in un anno di  quasi il 10%, passando da 16 miliardi a quasi 18 miliardi, ma del 25%  nei primi nove mesi del 2023.     

Dall’analisi è emerso come l’effetto scatenato dall’aumento dei tassi si sia abbattuto sui prestiti bancari: nell’ultimo anno si è registrata una  stretta creditizia da 64 miliardi di euro, con una riduzione che  sfiora il 5%. Le banche hanno tagliato tutti i tipi di finanziamenti  alle imprese, con una riduzione di 57 miliardi (meno 8%). 

Per quanto  riguarda le famiglie, il saldo è negativo per 7 miliardi, considerando che i mutui sono sostanzialmente fermi, il credito al consumo è  cresciuto di quasi 6 miliardi, mentre i prestiti personali sono crollati di oltre 13 miliardi.    

”È inaccettabile che i rappresentanti delle banche dicano che la  colpa è delle imprese che chiedono meno prestiti. È la storiella del  cavallo che non beve, ma a volte non è per mancanza di volontà. Può  dipendere, invece, dal fatto che la vasca con l’acqua sia  inaccessibile o, peggio, che la stessa acqua sia avvelenata”, aggiunge il vicepresidente di Unimpresa.

Famiglie: minori mutui erogati, frenata del credito al consumo

In questo ambito si registra un calo, nell’anno osservato, di 6,8 miliardi (-1%) da 679,3 miliardi a 672,5  miliardi. La diminuzione è legata esclusivamente all’andamento  fortemente negativo dei prestiti personali, calati di 13,2 miliardi  (-9,39%) da 141,1 miliardi a 127,8 miliardi. 

Cresce il credito al  consumo, seppur a un ritmo nettamente inferiore rispetto agli scorsi anni: l’aumento è di 5,8 miliardi (+5,14%), da 114,1 miliardi a 120,1  miliardi. Fermo il mercato dei mutui: lo stock è passato da 424,1  miliardi a 424,7 miliardi con una variazione positiva di appena 545  milioni in 12 mesi (+0,13%), ma da inizio anno i finanziamenti  destinati all’acquisto di abitazioni sono scesi di 2,2 miliardi  (-0,53%), considerando che a dicembre 2022 lo stock era a quota 426,9  miliardi, continua Unimpresa.        

Il rallentamento del credito al consumo (i prestiti che servono per acquistare automobili, elettrodomestici, smartphone, viaggi) avrà un  effetto negativo inevitabile sui consumi, con conseguenze più ampie  sulla crescita economica.

Analogo discorso per quanto riguarda il  taglio dei mutui: minori erogazioni si traducono, come sta già  avvenendo, in minori compravendite di case, con effetti negativi su  edilizia, trasporti, mobilifici, professionisti del settore.

Quanto alle rate non pagate, nei primi nove mesi del  2023 si è registrata una preoccupante inversione di tendenza nell’andamento delle sofferenze bancarie: i crediti ”malati” delle  banche sono cresciuti, infatti, di oltre 3,5 miliardi di euro tra  dicembre 2022 e settembre scorso con un aumento che sfiora il 25%. A  settembre dello scorso anno, le rate non pagate da famiglie e imprese  erano a quota 16,2 miliardi. 

Le sofferenze nette delle banche (quelle  calcolate dopo le svalutazioni) a settembre scorso valevano 17,9  miliardi di euro. Il dato è in crescita di 1,6 miliardi (+9,93%) rispetto ai 16,2 miliardi di settembre 2022 e di ben 3,5 miliardi  (+24,8%) rispetto a dicembre dello scorso anno, prosegue Unimpresa.        

A settembre 2022 il totale dei crediti ammalorati delle banche,  calcolati al netto delle svalutazioni di bilancio sulla base delle  regole europee, era a quota 16,2 miliardi. Questo l’andamento dei mesi successivi del 2022: 16,1 miliardi a settembre, 16,6 miliardi a ottobre, 16,1 miliardi a novembre e 14,2 miliardi a dicembre. Da  inizio 2023 una progressiva risalita: 15,3 miliardi a gennaio, 15,5  miliardi a febbraio, 15,1 miliardi a marzo, 15,2 miliardi ad aprile e  a maggio, 16,5 miliardi a giugno, 16,4 miliardi a luglio, 17,9  miliardi ad agosto e 17,7 miliardi a settembre. Su base annua, invece, si registra un lieve calo generale delle sofferenze lorde di 2,4 miliardi (-6,97%) dai 34,8 miliardi di settembre 2022 ai 32,4 miliardi di settembre 2023.     

 

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