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Come impatta il Piano casa del Governo a firma del ministro Matteo Salvini su Napoli, la capitale del Condono non concesso a decine di migliaia di famiglie negli ultimi 30 anni?…

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Come impatta il Piano casa del Governo a firma del ministro Matteo Salvini su Napoli, la capitale del Condono non concesso a decine di migliaia di famiglie negli ultimi 30 anni? Potrebbe impattare facendo arrivare nelle casse dell’Ente decine di milioni. Ma procediamo con ordine, cosa è il Piano di Salvini illustrato 48 ore fa proprio a Napoli? «Nessun condono generalizzato: porteremo in Parlamento quello che è un atto di giustizia sociale che muoverà tante energie, tanti soldi, tanti immobili. Chi si è costruito le ville in riva al mare o al fiume, in aree protette, sismiche o idrogeologicamente pericolose, ovviamente non ha nessuna scusa» precisa il ministro: «Io mi sto occupando di tutto quello che è all’interno delle mura domestiche e sta bloccando migliaia di famiglie italiane per una finestra, per 20 centimetri di antibagno, per il soppalco, per la cameretta del figlio, per un sottotetto: tutto quello che sta bloccando milioni di immobili e intasando migliaia di comuni, per quello che mi riguarda, va sanato. Il cittadino paga, il Comune incassa, ci si libera da tanti fogli di carta, il mercato immobiliare torna a correre con l’obiettivo è che scendono i prezzi degli affitti e degli immobili in vendita». A Napoli a dire il vero il sindaco Gaetano Manfredi ci sta provando da due anni con grande energia ma sempre bloccato dalla burocrazia, dalla Sovrintendenza e dalla scarsezza di personale che c’è a Palazzo San Giacomo, che tuttavia ha varato una delibera che dovrebbe sbloccare le pratiche che non ricadono in zoen vincolate.

Le pratiche

La delibera nuova di zecca è datata gennaio e la mission è di sbloccare le 86mila pratiche di condono che valgono in linea teorica circa 172 milioni per il Comune. Da un lato si incentivano i comunali a smaltirle dando loro il 10% del valore della pratica stessa e dall’altro si attingerà a tecnici esterni elevando la parcella da 250 a 350 euro. Ma il profilo della delibera è soprattutto politico perché la proposta del Comune in particolare alla Sovrintendenza è di adottare un criterio uniforme per la valutazione delle richieste di sanatoria. Un tema che il presidente della Commissione Urbanistica Massimo Pepe e la vicesindaca Laura Lieto trattano con determinazione. Del resto da 35 anni migliaia di napoletani aspettano di ritornare nella legalità. Proprio Pepe ricorda come stanno le cose: «Il ministro Salvini sta lavorando a un provvedimento che noi abbiamo varato già due anni fa e siamo contro il condono indiscriminato. Noi però riteniamo una follia che lo stesso funzionario per due pratiche nello stesso palazzo e nella stessa zona di Napoli dia due pareri diversi, serve uniformità. Vogliamo e dobbiamo uscire dall’immobilismo» il riferimento è alla Sovrintendenza.

Al netto dello scontro con la Sovrintendenza il Municipio con la delibera si muove in una doppia direzione: si rivolge agli ordini professionali degli architetti, ingegneri, geometri e periti industriali per reclutare personale che sarà pagato a pratica. Una necessità perché gli uffici del Municipio sono sguarniti e non c’è possibilità di assumere. E le pratiche non sanate – specialmente quelle sottoposte a vincolo della Soprintendenza circa 20mila su 86mila – potrebbero costituire motivo di mancato incasso da parte dell’Ente. La seconda direzione è il via libera all’autocertificazione per alcune fattispecie di pratiche che ha già portato introiti per oltre un milione. Una semplificazione per riportare nelle legalità i cittadini e riempire le casse del Comune. Palazzo San Giacomo deve smaltire 86mila pratiche di cui 20mila in zona vincolata. Calcolando che ogni pratica in zona vincolata vale mediamente 2.000 euro gli incassi ammonterebbero a 40 milioni. Il Comune oggi smaltisce mediamente 700 pratiche l’anno. 

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