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A cura della Redazione.

L’indice Istat FOI del mese di settembre 2018, utilizzato per le rivalutazioni monetarie di legge, come ad esempio l’adeguamento del canone di locazione, dell’assegno di mantenimento per il coniuge, delle pensioni e del TFR, scende dello 0,5% tornando a quota 102,4.

Dopo gli aumenti degli ultimi mesi assistiamo quindi ad un brusco calo dell’indice FOI, anche se la variazione annuale rispetto allo stesso mese dell’anno precedente rimane in terreno positivo (+1,3%).

Le percentuali da utilizzare per rivalutare gli affitti sono pertanto le seguenti:

+1,3 % al 100%

+0,975 % al 75%.

Secondo quanto scrive l’Istat nel consueto comunicato mensile, il forte calo dell’indice dipende principalmente dalla diminuzione del costo dei trasporti (-4,9%) e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (-0,8%).

L’inflazione acquisita per il 2018 si riduce leggermente rispetto a luglio, attestandosi all’1,2%.

Tabella riepilogativa (*):

Indice generale FOI 102,4
Variazione percentuale rispetto al mese precedente -0,5
Variazione percentuale rispetto allo stesso mese dell’anno precedente +1,3
Variazione percentuale rispetto allo stesso mese
di due anni precedenti
+2,4

(*) Per un raffronto con i mesi precedenti consulta la tabella degli ultimi indici istat.

La prossima pubblicazione dell’indice Istat è prevista per il:

 16 novembre 2018

 

Rendimento Titoli di Stato 

Sul fronte dei titoli di stato, i cui rendimenti sono utilizzati anche per il calcolo del “maggior danno“, registriamo un calo del rendimento medio dei BOT che scendono dallo 0,6% di agosto allo 0,43% di settembre.

Analogamente il “rendistato“, ossia il rendimento medio lordo dei BTP con vita residua superiore ad un anno dei titoli quotati alla Borsa Italiana, si assesta su un valore più basso rispetto ad agosto, pari al 2,26%.

La riduzione dei rendimenti medi segue l’andamento dello “spread” tra i titoli italiani e quelli tedeschi che nel mese di settembre non ha raggiunto livelli di allarme, se non in alcuni casi per tornare poi sui livelli precedenti.

Resta da vedere come sarà l’andamento nel mese di ottobre, mese in cui è stato varato il “DEF” che da diverse settimane è sotto i riflettori degli operatori economici e degli investitori internazionali.

Spread e mutui

Infine una precisazione per quanto riguarda lo spread.

L’aumento dello spread sui titoli è strettamente legato agli interessi che lo Stato deve pagare per la collocazione dei propri titoli ma non ha alcuna correlazione diretta con gli interessi sui mutui.

Questi ultimi infatti dipendono essenzialmente da due fattori:

– il tasso Euribor, legato al costo del denaro stabilito a livello centrale dalla BCE per i mutui a tasso variabile e l’IRS per quelli a tasso fisso.

– il tasso aggiuntivo che la Banca aggiunge all’Euribor o all’IRS per determinare il tasso di interesse del mutuo.

Questo tasso aggiuntivo viene comunemente chiamato dalle banche “spread“, ma si tratta di uno spread rispetto all’Euribor o all’IRS e non rispetto ai titoli di stato e, probabilmente, è l’utilizzo dello stesso termine “spread” a creare una certa confusione quando si mette in correlazione l’andamento dello spread con i mutui per le famiglie e per le imprese. 

Applicazioni di Calcolo

Come di consueto abbiamo aggiornato le applicazioni di calcolo che utilizzano l’indice Istat FOI e i rendimenti dei titoli di stato che riportiamo di seguito:

Nota sull’aggiornamento dell’Indice FOI

L’aggiornamento delle applicazioni sul nostro sito viene effettuato dopo la pubblicazione ufficiale da parte dell’Istat del valore dell’indice FOI, generalmente verso la metà del mese successivo a quello di riferimento.

A fine mese l’Istat pubblica una stima preliminare sull’andamento degli indici ma per avere il dato ufficiale e valido a tutti gli effetti di legge occorre aspettare qualche settimana in più.

Per comodità pubblichiamo sempre sia negli articoli che nelle applicazioni la data di aggiornamento del prossimo indice Istat, in modo che possiate prendere nota del giorno esatto della prossima pubblicazione.


Informativa Istat sull’andamento dei prezzi 

Nel mese di settembre 2018, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, diminuisca dello 0,5% rispetto al mese precedente e aumenti dell’1,4% su base annua (era +1,6% ad agosto). La stima preliminare era +1,5%.

Il rallentamento dell’inflazione si deve principalmente alla dinamica dei prezzi dei Beni alimentari sia lavorati (la cui crescita in termini tendenziali passa da +1,9% a +1,2%) sia non lavorati (da +3,1% a +2,4%) alla quale si aggiunge quella dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da +2,8% di agosto a +2,5%) e dei Beni energetici non regolamentati (da +9,5% del mese precedente a +9,3%), che tuttavia continuano ad aumentare a ritmi sostenuti.

L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, e quella al netto dei soli beni energetici registrano una decelerazione rispettivamente da +0,8% a +0,7% e da +1,1% a +0,9%.

La diminuzione congiunturale dell’indice generale dei prezzi al consumo si deve prevalentemente al calo dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (-4,9%) e, in misura più contenuta, dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (-0,8%), a causa, prevalentemente, di fattori di natura stagionale; a contribuire alla flessione sono anche i Beni alimentari lavorati che si riducono dello 0,6% su base mensile.

L’inflazione decelera per i beni (da +2,0% registrato nel mese precedente a +1,7%) e per i servizi (da +1,1% a +1,0%); il differenziale inflazionistico tra servizi e beni rimane negativo, ma di ampiezza meno marcata rispetto ad agosto (da -0,9 punti percentuali a -0,7).

L’inflazione acquisita per il 2018 è +1,2% per l’indice generale e +0,8% per la componente di fondo.

Si attenuano le tensioni sui prezzi dei prodotti di largo consumo: i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona registrano un rallentamento marcato da +2,1% a +1,5%, mentre quelli ad alta frequenza d’acquisto passano da +2,7% a +2,3% rimanendo con un’inflazione ad un livello più alto rispetto all’indice generale.

L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta dell’1,7% su base mensile, a causa della fine dei saldi estivi di cui il NIC non tiene conto, e dell’1,5% su base annua (da +1,6% rispetto ad agosto). La stima preliminare era +1,6%.

L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, diminuisce dello 0,5% su base mensile e cresce dell’1,3% rispetto a settembre 2017.

 

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