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La scelta delle parole utilizzate per redarre la bozza della legge di Bilancio non è casuale. Nemmeno il loro ordine. «In via eccezionale» è la formula, ad esempio, che apre il capitolo relativo al taglio del cuneo fiscale. Una misura che già nelle intenzioni del governo si preannuncia come un palliativo temporaneo al problema dei salari bassi. Per finanziare l’esonero parziale della contribuzione a carico dei dipendenti, comunque, è necessario far cassa. E uno degli strumenti più comuni nelle Manovre è il ricorso all’aumento delle accise. Sigarette e tabacchi trinciati vedranno un aumento delle imposte, che si tradurrà in un costo maggiore per chi vorrà concedersi il vizio del fumo anche nel 2024. L’aumento del prezzo di un pacchetto di sigarette è stimato in circa 10 centesimi a pacchetto. Nel dettaglio, il testo approntato dal governo prevede che l’accisa per mille sigarette salga da 28,20 euro a 29,30 euro. A decorrere dal 2025, un altro aumento: 29,50 euro ogni mille sigarette. Per i tabacchi trinciati l’accisa viene fissata in «euro 140 il chilogrammo fino al 31 dicembre 2023, euro 147,50 il chilogrammo a partire dal 1° gennaio 2024 e euro 148,50 il chilogrammo a decorrere dal 1° gennaio 2025».

L’esecutivo ha inserito anche l’innalzamento di un punto percentuale dell’accisa sui tabacchi da consumare senza combustione, ma entrerà in vigore soltanto nel 2026. Se i fumatori possono ritenersi insoddisfatti dalla Manovra, non potranno di certo sorridere altre categorie. Sorprendentemente, i genitori con figli a carico e le donne vedranno aumentare il costo di prodotti essenziali per loro. La sorpresa è dovuta a due considerazioni: la prima è che era stato proprio questo esecutivo, nella precedente legge di Bilancio, a tagliare l’Iva dal 10 al 5% per assorbenti, pannolini e altri prodotti per l’infanzia. La seconda è che la «riduzione dell’aliquota Iva sui prodotti e servizi per l’infanzia» era uno dei punti del programma della coalizione di centrodestra, alle ultime elezioni. E se è vero che la spinta inflazionistica ha azzerato i benefici del taglio dell’Iva, è altrettanto vero che il governo ha appena finito di celebrare il varo del cosiddetto trimestre anti-inflazione, per frenare i prezzi dei beni di prima necessità.

La legge di Bilancio del governo Meloni si muove in direzione contraria rispetto al «carrello tricolore» del governo Meloni. Perché, già dal prossimo gennaio, raddoppierà l’Iva dal 5 al 10% sui beni essenziali per l’igiene femminile: «Prodotti assorbenti, tamponi destinati alla protezione dell’igiene femminile, coppette mestruali», vengono elencati nell’articolo 11, dedicato alle imposte. Conseguentemente, il loro prezzo finale sui scaffali dei supermercati dovrebbe aumentare. E anche i genitori, se da un lato riusciranno a risparmiare per il nido o godranno di decontribuzioni per le mamme lavoratrici, dall’altro dovranno sborsare più soldi per nutrire i figli. Il testo include un’aumento del 100% dell’Iva attuale per «latte in polvere o liquido per l’alimentazione dei lattanti o dei bambini nella prima infanzia, condizionato per la vendita al minuto, estratti di malto, preparazioni per l’alimentazione dei fanciulli, per usi dietetici o di cucina, a base di farine, semolini, amidi, fecole o estratti di malto, anche addizionate di cacao in misura inferiore al 50% in peso». Soppressa anche l’ agevolazione dell’Iva al 5% per i pannolini e i seggiolini per bambini da installare negli autoveicoli.

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