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La Corte suprema gli ha ordinato il pagamento di 1 milione di dollari di tasse per una donazione, mentre nei prossimi mesi dovrà chiarire in tribunale alcune attività della sua compagnia Grameen Telecom, che secondo gli inquirenti avrebbe violato la legge sul lavoro del Bangladesh. Una figura dai due volti: osannato per il contributo allo sviluppo, ma anche criticato dalla popolazione locale per la rigidità con cui gestisce i debiti dei più deboli.

Dhaka (AsiaNews/Agenzie) – La Corte suprema del Bangladesh ha ordinato all’economista Muhamad Yunus, considerato l’ideatore della microfinanza, di pagare un milione di tasse su una donazione di 7 milioni di dollari. Il premio Nobel per la pace 2006 sta affrontando da mesi una serie di casi giudiziari che riguardano anche la presunta violazione delle norme sul lavoro.

Esaltato per aver sradicato la povertà estrema in alcune aree del Bangladesh, Yunus continua in realtà a essere una figura dai due volti: esaltato soprattutto all’estero come il “banchiere dei poveri”, la prima ministra del Paese, Sheikh Hasina, l’ha criticato pubblicamente dicendo che “succhia il sangue” alla popolazione emarginata.

Sarder Jinnat Ali, avvocato del professore che oggi ha 83 anni, ha spiegato che “la Corte suprema ha respinto la petizione”, per cui Yunus dovrà pagare 150 milioni di taka per averne donati 767 milioni al Fondo Professor Muhammad Yunus, al Fondo Yunus Family e al Centro Yunus (tre enti di beneficenza) tra il 2011 e il 2014.

Il microcredito ideato dall’economista negli anni ‘80 si basa su un sistema di prestiti a piccoli imprenditori che non riuscirebbero a ricevere credito dalle banche tradizionali e a tale scopo sarebbe stata creata la Grameen Bank. In realtà questo tipo di attività era praticata in Bangladesh dagli anni ‘20 del Novecento grazie alla presenza di cooperative di credito (o Credit Unions) volute dai missionari cristiani. Il missionario del Pime Giulio Berutti – scomparso a causa del Covid nel 2021, dopo aver per decenni ha gestito e sviluppato diverse cooperative di questo tipo nella diocesi di Dinajpur – raccontava già qualche anno fa a Mondo e Missione: “Scopo delle banche tradizionali è il profitto; il nostro è di aiutare i poveri, soprattutto le donne, stimolandoli a diventare produttivi col loro lavoro. L’iniziativa della Grameen Bank viene dall’esempio delle missioni cristiane, cattoliche e protestanti. Yunus poi ne ha fatto una vera banca, ma in Bangladesh è criticato per l’eccessiva rigidità verso chi non è in grado di restituire i prestiti gettando nella disperazione i poveri più incapaci o imprevidenti”.

Oltre che per le questioni fiscali, Muhammad Yunus dovrà presenziare anche a una serie di udienze in tribunale in qualità di presidente della compagnia Grameen Telecom, accusata di non aver regolarizzato il personale, non aver concesso le ferie e non aver distribuito ai dipendenti una quota di utili del 5%. Insieme a Yunus sono imputati l’amministratore delegato della società, Ashraful Hasan, e i direttori Nurjahan Begum e Md Shahjahan. Il procedimento penale era iniziato a seguito di un’ispezione del Dipartimento ispettivo per fabbriche e stabilimenti nel 2021, ma è stato riavviato dopo una lunga sospensione solo di recente.

Non è la prima volta che le attività di Yunus finiscono nel mirino del governo di Dhaka: le agenzie anti-frode del Bangladesh avevano già ordinato ampie indagini sulle sue aziende dopo che la premier Hasina aveva incolpato l’economista del ritiro della Banca Mondiale dal progetto di costruzione di un ponte vicino alla capitale Dhaka. Il completamento del piano era stato messo a rischio a causa di accuse di corruzione. A giugno dell’anno scorso, dopo l’inaugurazione del ponte, Hasina aveva affermato che Yunus avrebbe dovuto essere “immerso nel fiume”.



 

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