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Accantonata tra l’imbarazzo e la stizza la versione 2.0 del redditometro e in attesa che il viceministro Leo spieghi domani ai suoi colleghi ansiosi di sapere cosa diavolo sia successo, il governo si appresta ad approvare il condono numero 19, in pratica uno al mese da quando si è insediato. Del resto, le parole d’odine di Giorgia Meloni sono sempre state “non disturbare chi fa”, “mai uno Stato che spia nelle tasche dei cittadini”, “fisco amico”, almeno quello visto che non potrà mai dire che “pagare le tasse è bello”.

Quello in arrivo si fa chiamare “piano casa” ma non c’entra nulla con le 600 mila famiglie (fonte Unione inquilini)  che da anni aspettano una casa dal comune o, ancora peggio, con i centomila (dato Istat del gennaio 2023) senza tetto tra cui 13 mila minori. 

Quattro milioni di pratiche inevase

Si tratta invece di quattro milioni di pratiche edilizie che “soffocano” – cosi dicono – gli uffici tecnici dei comuni che quindi non sono in grado di seguire altre pratiche più importanti. Ad esempio quelle del Pnrr. Attenzione però, ha spiegato Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture con delega alla casa, non si tratta di abusi edilizi, aumenti di cubature, piani rialzati e cose del genere che diventano in un attimo piani attici e altane con vista, terrazze a tasca al posto di abbaini. Si trattati di piccole cose – tramezzi, pareti di cartongesso, soppalchi, abbaini e finestrelle – la cui irregolarità però impedisce la vendita e la messa in regola dell’immmobile. Ingegneri e architetti hanno spiegato al ministro che questa sanatoria è necessaria per semplificare e aiutare gli uffici. Non è chiaro se e quanto aiuterà a fare cassa per i comuni sempre più in rosso. Fatto sta che domani la norma sarà approvata con tanto di decreto. In via d’urgenza, quindi. A due settimane dal voto. A spanne saranno quattro milioni di famiglie che ringrazieranno.

Da qui alle urne dell’8-9 giugno ci saranno altri due Consigli dei ministri (29 maggio e 3 giugno) e in agenda ci sono altri 3/4 provvedimenti di questo tipo: separazione delle carriere tra giudici e pm; il decreto taglia code per le visite specialistiche; un altro decreto per far contenti docenti ed insegnanti  (qualche concorso). 

Il dibattito semantico

Ora, a parte il solito dibattito semantico su cosa sia o meno un condono o una sanatoria. Certamente il via libera alle piccole modifiche interne è tecnicamente una sanatoria. Sulla cui opportunità, necessità e urgenza il dibattito è partito da mesi. Era marzo quando Salvini annunciò che stava “lavorando per una proposta di legge di pace edilizia che possa sanare le difformità interne alle abitazioni che stanno bloccando milioni di italiani e milioni di immobili che potrebbero essere rimessi sul mercato liberando gli uffici tecnici comunali da centinaia di migliaia di pratiche giacenti in alcuni casi da 40 anni e facendo ripartire il mercato immobiliare”. Farlo adesso, come detto, è certamente il momento migliore in termini di consenso.

Interessante qui è vedere come siano ormai 19 i provvedimenti simili, analoghi, a volte identici assunti dal governo a partire del 22 ottobre 2022., data dell’insediamento  Provvedimenti che, in nome della semplificazione e del fisco amico,  alla fine favoriscono chi non paga quanto dovuto allo stato o alle amministrazioni locali. E chi se ne importa di chi ha pagato regolarmente e nei tempi previsti magari indebitandosi o rinunciando ad altro per la sua famiglia. 

Dodici in un colpo solo

Il grosso di questi provvedimenti è rintracciabile nella prima legge di Bilancio del governo Meloni (dicembre 2022) dove comparivano qua e là ben dodici tra condoni e sanatorie. Si trova qui, ad esempio,  la cosiddetta “rottamazione quater” delle cartelle esattoriali emesse tra il 1° gennaio 2000 ed il 30 giugno 2022. Il cittadino debitore, in questo caso, ha potuto beneficiare dell’abbattimento di sanzioni e interessi, interessi di mora, sanzioni civili e somme aggiuntive e anche la parte in favore dell’agente della riscossione. Sempre in quella legge di bilancio c’era la rottamazione delle multe stradali, l’annullamento automatico dei debiti fino a 1000 euro con l’Agenzia delle entrate dal 2000 al 2010; una sanatoria per i guadagni in criptovalute per i quali è stata inoltre modificata la tassazione. L’elenco è lungo, molto tecnico, ma musica per le orecchie di chi se ne intende e sa cosa vanno a toccare quell’insieme di parole fredde e ostiche: sconto sulle controversie tributarie;  rinuncia agevolata; modalità agevolate per gli avvisi bonari; la cancellazione delle irregolarità formali nella denuncia dei redditi. 

Sanzioni ridotte

Mese dopo mese si sono aggiunte le sanzioni ridotte per gli atti di accertamento, la definizione agevolata delle liti pendenti e gli sconti con pagamenti a rate per i ravvedimenti operosi. E ancora: la regolarizzazione dei versamenti; il condono penale per i reati tributari; la riduzione delle multe per chi non emette fatture e scontrini. Il salva-calcio è stata la misura più popolare: in pratica uno “scudo fiscale” che permette alle società sportive di spalmare i versamenti Iva su 5 anni, con l’aggiunta solo di una piccola sanzione del 3%. Si stima che solo per questa lo Stati avrebbe rinunciato ad un miliardo di euro.

C’è tutto il capitolo delle sanatorie anche per le “dimenticanze”: se non viene emessa la ricevuta fiscale basta pagare una multa da 200 euro per “errore formale”. Invece, se si dichiarano i propri redditi ma ci si dimentica di pagare, arriverà un avviso bonario, con sanzioni ridotte dal 10% al 3%. Infine, per chi dichiara ma fa anche un po’ di “nero” ecco il ravvedimento speciale, che prevede sanzioni ridotte dal 15% al 5%. Se invece i debiti sono già finiti sotto la lente della Guardia di finanza, le sanzioni sono ridotte dal 30% al 5%, con la possibilità di dilazionare la somma in 20 rate trimestrali (e non più 16). La multa è “mini” (del 5%) per omesso o carente versamento d’imposta, ma soltanto in caso di concilio con l’Agenzia delle entrate e quindi senza arrivare fino in Cassazione.

Tra marzo e aprile 2024 sono arrivati gli sconti per chi aderisce all’adeguamento collaborativo,  il pagamento per chiudere le liti fiscali, il potenziamento delle conciliazioni delle liti e il colpo di spugna su contributi Inps e Inail non versati. 

Addio cartelle dopo cinque anni

L’ultimo provvedimento, prima del Piano casa, è stato a marzo con il colpo di spugna sulle cartelle solo dopo cinque anni». Nel decreto sulla riforma della riscossione vengono concesse rateizzazioni più lunghe a tutti, indipendentemente dall’effettiva “difficoltà economica” in cui si trova il contribuente. Dal 2025 basterà dichiarare di non poter saldare tutto il dovuto per ottenere sulla fiducia la possibilità di spalmare il debito su 7 anni (84 rate) contro i 6 attuali. Dal 2027 gli anni diventeranno 8, dal 2029 addirittura 9. Chi presenta un Isee che conferma una situazione di affanno avrà solo il vantaggio aggiuntivo di ottenere da subito un piano di rientro in 120 rate mensili.

Il tutto sotto il titolo del fisco amico, non vessatorio e, anzi, in aiuto al cittadino operoso e onesto. Tutto questo, hanno sempre assicurato dal Mef che poi è la cabina di regia di condoni e sanatorie, senza alcun danno alla lotta all’evasione fiscale. Anzi: si tratta di norme che restando in piedi hanno scarsa possibilità di essere applicate eppure rallentano molto la macchina. Tagliando queste fastidiose appendici del sistema fiscale e tributario, invece, sarà tutto molto più efficiente ed efficace. 

83,6 miliardi

Ovviamente è molto difficile misurare in questo tempo la reale efficacia dei provvedimenti, così come quanto hanno portato nelle casse dello Stato e quanto hanno effettivamente sottratto.

E’ stimato in mille miliardi il debito degli italiani col fisco. La grand parte di questa somma è considerata persa perchè si tratta di persone fallite o nullatenenti.  

Le opposizioni parlano invece di “favori agli italiani distratti” e di regalo ai “patrioti” come la premier Meloni piace chiamare il “popolo”.

Vedremo cos’altro porterà in dote la riforma fiscale del viceministro Leo, tecnico molto vicino a Giorgia Meloni. Ci vorrà tempo per capire se il fisco amico è diventato tale e se vincerà la scommessa delle tasse facili e così pagate da tutti. Intanto mancano in cassa 83,6 miliardi, una somma con cui l’Italia risolverebbe la maggior parte dei suoi problemi di bilancio e debito.  E questo è un dato più che certo.

 

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