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In arrivo il concordato preventivo biennale per gli autonomi. Permetterà a circa 4,4 milioni di contribuenti di pagare una quantità fissa di tasse per due anni, rinnovabili per altri due. Colo che aderiranno agli accertamenti fiscali, inoltre, vedranno le sanzioni dimezzate. Una sorta di patto per provare a evitare una parte dell’evasione fiscale, anche se il gettito atteso dal governo è inferiore agli 800 milioni. Il testo del decreto legislativo che introduce questa novità è in attesa degli ultimi pareri tecnici prima dell’entrata in vigore, già dal prossimo anno. Vediamo nel dettaglio come funzionerà il concordato, chi riguarda e quali sono i tempi per mettersi in regola.

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Cos’è il concordato preventivo

L’Agenzia delle entrate grazie all’incrocio delle banche dati, calcolerà le tasse che i titolari di partita Iva dovranno versare nel biennio successivo. Se questi ultimi accetteranno il conteggio fatto dal Fisco, non subiranno accertamenti per 24 mesi. Per poter accedere a questo strumento (che interessa moltissimo il commercio, con 467 mila contribuenti, e i servizi, con oltre 1,2 milioni di contribuenti), bisognerà avere un voto di almeno 8 su 10 agli Isa, gli indici sintetici di affidabilità che misurano il grado di “correttezza” di bar, ristoranti, professionisti come avvocati o architetti, e tutte le altre partite Iva nei confronti del Fisco.

Non solo. Bisognerà anche saldare tutti i debiti pregressi con l’Agenzia delle Entrate, visto che per poter aderire al concordato preventivo biennale non si potranno avere arretrati con il Fisco superiori a 5mila euro. Il concordato sarà possibile anche per i poco meno di due milioni di partite Iva che dichiarano ricavi o compensi inferiori a 85 mila euro e che sono sottoposti ad una tassazione piatta del 15 per cento, i cosiddetti “forfettari”.

L’Agenzia delle entrate metterà a disposizione dei contribuenti interessati la proposta di adesione al concordato preventivo biennale entro aprile 2024 (ma a regime la scadenza è fissata al 15 marzo). I contribuenti potranno aderire entro luglio 2024 e, negli anni successivi, entro giugno. E dovranno dichiarare una maggiore base imponibile di almeno 2 mila euro.

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L’evasione fiscale in Italia

In Italia ci sono quasi 3 milioni di autonomi (di cui 1,7 in regime di flat tax al 15%) e 453.429 società di persone che complessivamente evadono il 69,2% dei redditi Irpef per 32,4 miliardi, e altre 674.551 società di capitali che evadono il 23,8% di Ires per 8,98 miliardi. Secondo il governo questo patto potrebbe limitare questa quantità enorme di evasione.

Facciamo un esempio. L’Agenzia delle Entrate offre a una società di persone per il 2024 e il 2025 un reddito imponibile di 75mila euro al posto dei 52mila che di solito vengono dichiarati. Qualora nel 2024 la società poi realizzi un reddito imponibile di 100mila euro e nel 2025 di 120mila le mie imposte e i miei contributi saranno sempre calcolati su 75mila. Bisogna però dichiarare tuto quello che si guadagna e non si perdono i benefici solo se i ricavi nascosti non superano il 30% di quelli dichiarati.

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L’incasso previsto per le casse dello Stato

Il provvedimento del governo è molto simile a quello messo in campo dal ministro Giulio Tremonti nel 2003, ben 20 anni fa. In quel caso la misura si rivolgeva a 3 milioni di contribuenti: le adesioni sono state 250mila e in 2 anni lo Stato ha incassato 57,5 milioni contro i 3,58 miliardi stimati.

Ora le stime sono più prudenti: nella relazione tecnica è indicata la cifra di 760,5 milioni di euro. Con un’aggiunta: «Nonostante le quantificazioni sopra sviluppate, alla presente disposizione non si ascrivono cautelativamente effetti positivi di gettito». Significa che ci sono pochi soldi e non è detto che si riesca ad incassarli.

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