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La trasmissione delle competenze da chi le possiede a chi le vorrebbe. Un accompagnamento a 360 gradi, gratuitamente (salvo la copertura dei costi), per favorire lo sviluppo di nuove attività imprenditoriali in Ticino. È un proposito ambizioso quello di Amisi (Associazione microcredito Svizzera italiana), i cui nove soci hanno alle spalle una vita professionale in svariati ambiti e s’impegnano, a titolo volontario e senza troppo clamore, in una consulenza a favore di chi ha lo spirito d’iniziativa, un progetto e lo vuole concretizzare nella realtà economica locale.

La sede è a Pregassona

L’associazione venne costituita nel 2008 e la sua sede si trova ora nell’ex Casa comunale di Pregassona, grazie alla concessione della Città di Lugano che ne ha compreso le potenzialità. Chiunque volesse avviare un’attività indipendente, potrebbe rivolgersi ad Amisi, dapprima chiedendo un incontro. Nel sito internet amisi.ch, si legge: “Siamo gli analisti del vostro progetto e valutiamo i rischi che potreste incontrare in modo che possiate avere il massimo delle possibilità di riuscita”. Abbiamo deciso anche noi di chiedere un incontro per capire come funziona questa originale attività, che allo Stato non costa nulla e che aiuta l’imprenditoria. Nel locale al pianterreno dell’edificio pubblico di Pregassona, ci accolgono il responsabile Sergio Nizzola, che figura tra i fondatori, e altri quattro soci.

Il colloquio, le procedure e il seguito

Dopo il contatto da parte dell’interessato, viene organizzato l’incontro. «Il colloquio è fondamentale, ci consente di sottoporre una serie di domande specifiche al candidato, che riceverà i nostri primi rapporti. Dopo aver esaminato il curriculum vitae, ci facciamo raccontare la sua vita personale e professionale – spiega Maurizio Botti, un altro dei quattro fondatori –. Al primo colloquio, ne seguono altri. Le persone vengono sottoposte a uno stress continuo. Intanto, indichiamo le possibili procedure e proponiamo l’esperto che seguirà, passo dopo passo, il progetto. Richiediamo sempre un business plan, che viene analizzato nel dettaglio. Abbiamo ascoltato tante storie complesse. Solo una parte delle persone che ci presentano il progetto, riescono ad avviare un’attività imprenditoriale vera e propria».

Il 54% dei candidati rinuncia

Quanti sono i progetti che avete valutato? «In questi anni, oltre seicento. Il 54% dei candidati ha rinunciato a cominciare comprendendo che l’attività imprenditoriale non avrebbe potuto funzionare – risponde Nizzola –. Abbiamo avuto persone in assistenza o in disoccupazione, che abbiamo guidato verso un’attività economica indipendente. Il rischio per chi si lancia in un’impresa personale è di restare senza soldi e di conseguenza essere costretto a chiudere magari avendo perso soldi o una parte del denaro del secondo pilastro». I giovani affiancati da un anziano hanno più possibilità di riuscire nell’impresa. In questo senso, appare lungimirante la scelta dell’ente regionale di sviluppo del Locarnese e Vallemaggia (Ers-Lvm), che sin dal 2008, ha scelto di avvalersi delle competenze di Amisi.

Maggiori possibilità di riuscita

Un gran bel vantaggio per l’Ers-Lvm, perché c’è maggiore certezza sulla riuscita dell’attività che, una volta avviata, viene seguita per tre anni, durante i quali, il neo imprenditore impara a camminare con le proprie gambe e a fare operazioni direttamente con la banca, ci spiegano. Qual è il ruolo dell’istituto di credito? «Ci sono 50mila franchi messi a disposizione dalla Raiffeisen che, con le garanzie di Amisi e dell’Ers-Lvm, apre una linea di credito di tre anni. Le banche chiedono i bilanci degli ultimi tre anni per valutare la concessione di un credito – chiarisce Nizzola –. Ma se una persona vuole cominciare l’attività imprenditoriale come fa a presentare bilanci degli ultimi tre anni? Perciò, nei primi tre anni, un socio dell’associazione segue il neo imprenditore e controlla la contabilità, le entrate e le uscite della linea di credito della ditta, affinché non vi siano spese o prelevamenti non giustificati».

Talvolta, i candidati vengono inviati in aziende attive nel territorio gestite da persone di fiducia di Amisi. Questo è un altro modo per verificare l’idoneità del candidato al microcredito. «Dobbiamo guidare gli imprenditori che cominciano un’attività: spesso il grosso problema di chi vuole mettersi in proprio, è la tendenza a spendere troppo. La linea di credito è l’esercizio migliore per l’attività imprenditoriale. Se ci fosse la necessità di acquistare materiale indispensabile, l’imprenditore avrebbe la possibilità di procedere e poi è chiamato restituire i soldi in modo che ci sia il capitale libero, per altri finanziamenti. In questa maniera, con 50mila franchi iniziali, ne riusciamo a finanziare 250mila», continua Nizzola.

Insomma, l’associazione è composta da un gruppo di volontari con una lunga esperienza imprenditoriale, in grado di ascoltare, consigliare e preparare il candidato all’attuazione del suo progetto. I soci hanno le competenze di fornire i supporti tecnici, gestionali e amministrativi affinché l’attività funzioni. Succede anche, però e per fortuna, che una parte delle iniziative vengono fermate prima della partenza. Una buona cosa sia per le finanze del proponente che per la collettività.

 

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