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Più della metà dei componenti del Consiglio comunale di Mazara del Vallo risultano indagati dalla Procura di Marsala in merito al reato di falso ideologico in atto pubblico (art. 483 del C. P ed al DPR 445/2000): avrebbero dichiarato di non avere debiti certi ed esigibili con l’Ente Pubblico, cioè il Comune; nel caso contrario sarebbero stati dichiarati ineleggibili.

Sono 14 i consiglieri comunali che hanno ricevuto, su disposizione del giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Marsala, dott. Francesco Vincenzo Maria Parrinello, un avviso di proroga delle indagini. L’atto è stato notificato a consiglieri comunali che per gran parte fanno parte della maggioranza che sostiene il sindaco Salvatore Quinci ma anche a consiglieri di opposizione: il presidente del Consiglio comunale Vito Gancitano (Osservatorio Politico), il vice presidente Gioacchino Emmola (SiAmo Mazara), Giuseppe Palermo (SiAmo Mazara), Francesca Maria Calcara (SiAmo Mazara), Antonella Coronetta (M5S), Arianna D’Alfio (Partecipazione Politica), Ignazio Maurizio Pipitone (M5S), Giuseppe Bonanno (Udc), Antonio Colicchia (gruppo VIA), Matteo Bommarito (SiAmo Mazara), Antonino Zizzo (Forza Italia), Girolamo Billardello (M5S), Cesare Gilante (Partecipazione Politica); Massimo Giardina (Osservatorio Politico).

I consiglieri hanno la facoltà di presentare entro cinque giorni dalla notifica dell’atto proprie memorie a difesa della propria posizione.

Il tutto scaturisce dalla seduta del consiglio comunale del 12 novembre scorso (fu la stessa seduta consiliare che portò all’elezione dei nuovi componenti della I Commissione per le Garanzie Statutarie che era decaduta dopo le dimissioni da essa degli esponenti di maggioranza come reazione politica a Giorgio Randazzo che ne era presidente). In quella seduta Giorgio Randazzo lesse in aula un documento intitolato “Contestazione incompatibilita’ consiglieri comunali e amministratori.

L.r. 31/1986 – diffida ad adempiere” presentato al  Segretario Generale e Responsabile Anticorruzione del Comune di Mazara del Vallo, dott.ssa Antonella Marascia (e per conoscenza al Presidente del consiglio comunale, al Prefetto di Trapani, all’Assessorato Regionale delle Autonomie Locali e della Funzione Pubblica, all’Autorità Nazionale Anticorruzione); il documento era firmato dai consiglieri comunali  di opposizione Giorgio Randazzo (Lega Salvini Premier), Antonella Coronetta (Movimento 5 Stelle), Maurizio Pipitone (Movimento 5 Stelle), Ilenia Quinci (Lega Salvini Premier).

Dopo la lettura del documento si registrarono altissimi momenti di tensione in aula con la veemente reazione di alcuni esponenti della maggioranza consiliare che attaccarono Randazzo e l’opposizione in generale.

A seguito della richiesta dell’opposizione la dott.ssa Antonella Marascia, in qualità di Segretario generale dell’Ente, ma anche in qualità  di  Responsabile  per  la  Prevenzione  della  Corruzione  e  per  la Trasparenza, avviò un’indagine interna  riguardo  alla  posizione tributaria e patrimoniale sia dei componenti della Giunta che del Consiglio comunale al fine di verificare la sussistenza, all’atto dell’insediamento, di eventuali situazioni di incompatibilità e/o dichiarazioni mendaci, secondo l’articolo di legge in oggetto all’odg della seduta di domani.

Da quell’inchiesta interna del segretario Marascia sarebbe risultata regolare la posizione tributaria, dal 2010 ad oggi, di sindaco, alcuni assessori e consiglieri comunali riguardo a tutti i tributi comunali (Imu, Tosap, Tia/Tares/Tari e Canone idrico) in quanto i debiti seppur accertati non erano scaturiti nella procedura di ingiunzione che poteva innescare l’incompatibilità con la carica; due sole eccezioni furono rilevate e riguardavano i consiglieri comunali Emmola Gioacchino (SiAmo Mazara) e Pipitone Ignazio Maurizio (M5S), per i quali sussisteva l’ipotesi di incompatibilità per l’insediamento alla carica.

Pertanto venne convocata una seduta straordinaria dello stesso consiglio comunale per discutere dell’unico punto all’ordine del giorno ovvero “Contestazione incompatibilità ex art. 10, comma 1, punto 6) L.R. 31/1986 e ss.mm.ii. ai consiglieri comunali Emmola Gioacchino e Pipitone Ignazio Maurizio”.

La seduta, avvenuta il 29 novembre (in foto copertina un momento della seduta) fu aperta dal segretario generale dott.ssa Antonella Marascia che spiegò come la legge prevedesse in questi casi la possibilità ai consiglieri o amministratori che risultano essere morosi di potere regolarizzare la propria posizione entro 10 giorni di tempo. La procedura fu anticipata dai consiglieri Emmola e Pipitone che nelle giornate del 27 e 28 novembre fecero pervenire all’ufficio protocollo del comune, la ricevuta del pagamento del debito nei confronti del comune. Così il consiglio comunale nella seduta del 29 novembre votò semplicemente la presa d’atto della regolarizzazione dei consiglieri in accusa e quindi la presunta causa di incompatibilità è estinta per l’avvenuto pagamento degli stessi debiti tributari da parte degli stessi consiglieri.

In quella stessa seduta il consigliere Giorgio Randazzo intervenne in aula dichiarando di aver avvisato gli organi competenti per verificare se la procedura fosse regolare e che tramite i legali avrebbe proceduto alla verifica. All’atto della votazione i consiglieri Randazzo e Quinci abbandonarono l’aula.

Qualora l’indagine dimostrasse la veridicità dell’accusa di falso ideologico per tutti e 14 consiglieri comunali, ed essendo questi in un numero superiore alla metà del Consiglio, decadrebbe l’intera massima assise comunale ed il Sindaco e la Giunta rimarrebbero in carica fino alla prima finestra utile per il ritorno alle urne.

Francesco Mezzapelle


 

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